La "Settimana Rossa"
Riconquistato il Comune e iniziando le amministrazioni capeggiate da Camillo Garavini, i socialisti accusati di essere stati i promotori dello sciopero insurrezionale del giugno del 1914 noto come "Settimana Rossa", dovettero, dopo appena due anni, abbandonare il ruolo di amministratori.
Con i fatti della Settimana Rossa alfonsine visse un'esperienza originale che le procurò una sinistra fama nella geografia del ribellismo nazionale. Infatti il 10 e 11 luglio del 1914 venne bruciato il Palazzo Comunale, la stazione fu devastata e venne assalita la Chiesa Arcipretale, di cui vennero dati alle fiamme gli arredi sacri. Ritornati in carica, i socialisti riuscirono ad amministrare il Comune fino al 31 agosto 1922 quando vennero estromessi dalla nuova maggioranza fascista.
Sopravvisse una opposizione repubblicana costretta poi a cedere quando su di essa si abbatté la violenza del nuovo potere. Le squadre fasciste non fecero discriminazione nei loro assalti alle sezioni socialista e repubblicana, alla Casa del Popolo e alla associazione combattenti. La sezione repubblicana fu venduta e trasformata poi in asilo infantile. Col ricavato i repubblicani alfonsinesi acquistarono per l'ospedale civile le apparecchiature di raggi X.